Tra i Gruppi di acquisto solidale, i loro corrispondenti statunitensi, le Community-Supported Agriculture (Csa), e alcune esperienze di orti urbani nel mondo ci sono realtà che tentano di favorire cittadini a basso reddito in molti modi. Ad esempio, ci sono gruppi che prevedono oltre all’acquisto collettivo di cibo sano presso contadini locali anche la partecipazione alla raccolta di prodotti destinati a mense popolari, altri creano al loro interno un fondo riservato a famiglie più vulnerabili, in altri gruppi le persone con un reddito superiore pagano volontariamente un importo maggiore al prezzo individuato insieme oppure anticipano parte delle spese sostenute dalle piccole aziende agricole. Principi e pratiche di distribuzione della ricchezza e di messa in discussione del lavoro trovano dunque spazio in esperienze di autogestione, tra filiere corte e cibo buono. Per dirla con Marx “da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue necessità.“. Alcuni casi raccontati da una ricerca tra i Csa di Usa, Gran Bretagna, Germania e Ungheria.

csa

Una ricerca sulle preatiche e i merccanismi di solidarietà rivolta a consumatori di basso reddito [1]

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“Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue necessità”
(Marx)

Mi chiamo Aleksandar Medic e sono un attivista del movimento della Csa (Community-Supported Agriculture; in italiano, agricoltura supportata dalla comunità) in Italia e nei Balcani. Ho partecipato per anni a un Gas (Gruppo di Acquisto Solidale, l’equivalente italiano di una Csa) a Calci, un piccolo centro urbano vicino Pisa; ho lavorato per la diffusione di questo tipo di Csa in Croazia e in Serbia. A Pisa, assieme a due amici, sto cercando di realizzare Gsa o modelli simili che includano persone-consumatori a basso reddito.

Abbiamo potuto leggere qualcosa al riguardo sul sito di Urgenci e ho sentito direttamente da persone provenienti da Francia, Germania e Stati Uniti che ci sono molti esempi di Csa, Amap e altri modelli, in cui i consumatori e i produttori sono riusciti a creare un sistema di inclusione sociale anche per i consumatori a basso reddito. Il nostro obiettivo è quello di cercare tutti i tipi di soluzione nel mondo della Csa. Tuttavia, il nostro obiettivo non è solo quello di elencare ciò che è già stato fatto, ma piuttosto di indagare il processo, di come gli attori sono riusciti a raggiungere un accordo.

Eravamo particolarmente interessati ad avviare una “sliding scale fees” (sistema a costi variabili per beni, servizi o tasse, sulla base della situazione economica dei consumatori) e di altri modelli basati sulla redistribuzione della ricchezza, soprattutto all’interno di gruppi in forma di Csa. Per questa ricerca abbiamo partecipato ad un bando, creato da una radio locale per finanziare il giornalismo sociale. Avevamo intenzione di utilizzare questo denaro per viaggiare e conoscere diversi modelli; per il momento, abbiamo chiesto informazioni attraverso il segretario Urgenci, ricevendo  una decina di risposte: voglio qui condividere le più significative (dal mio punto di vista).

Soluzioni e metodi sono tutti interessanti e variegati, anche perché provengono da più paesi e si basano su modelli differenti. Per ogni esperienza, ho redatto un sommario riepilogativo con i link per approfondimenti e contatti. Queste prassi provengono da Uas, Regno Unito, Germania e Ungheria. Le strategie utilizzate sono più o meno simili a quelle di tipiche iniziative di Csa, quindi facili da diffondere in altri gruppi, che non hanno modo di includere i consumatori più vulnerabili. Altre esperienze recensite riguardano giardini urbani creati direttamente dai cittadini, senza agricoltori professionisti; queste attività, sebbene importanti, non le ho analizzate qui per evitare di ampliare troppo l’argomento.

Esempi dagli Usa

La Genesee Valley Organic è una Csa di Rochester, nello Stato di New York, che adotta ilsistema a costi variabili da circa 25 anni. Si tratta della Csa dove ha lavorato la ben nota Elizabeth Henders, autrice del libro “Sharing the Harvest: A Citizen’s Guide to Community Supported Agriculture (Chelsea Green, 2007)” (Condivisione del Raccolto: Una Guida del Cittadino alla Csa), che ha un lungo capitolo dedicato all’argomento di cui stiamo trattando: “Chap 20: Matching Biodiversity with Social Diversity” (Abbinare la Biodiversità con la Diversità Sociale). La maggior parte degli esempi trattati da Henders provengono dagli Stati Uniti, in cui la maggioranza delle oltre 6.000 Csa presenti hanno un fondo riservato a famiglie a basso reddito, o partecipano a raccolte di cibo per mense e ad attività simili di supporto per persone bisognose. In questa Csa il bilancio della fattoria viene condiviso con i membri, così tutti sanno come viene speso il denaro. Fanno scegliere alle persone il prezzo dei prodotti, che pagano anche di più per sostenere generosamente la fattoria.

Tariffe e forme di quote relative al 2013. Gli importi indicati sono pagati agli agricoltori per la coltivazione delle verdure della stagione.

– 350 $: quota parziale;

– 475 $: quota completa (18 $ bisettimanali, sovvenzionata per i membri a basso reddito);

– 575 $: quota completa (22 $ bisettimanali, quota minima standard che l’azienda può ricevere);

– 675 $: quota completa (26 $ bisettimanali, copre integralmente i costi di produzione);

– 775 $: quota completa (30 $ bisettimanali, per un sostegno solidale della fattoria).

Elisabeth, membro della Csa, dice: «La parte critica dell’informazione, credo, riguarda il bilancio. I membri sanno quanto gli agricoltori guadagnano. Nella maggior parte dei casi, i membri guadagnano più dei contadini, e dato che apprezzano tutto il duro lavoro e il buon cibo, molti membri pagano un prezzo maggiore nel sistema a costi variabili».

Per maggiori informazioni e contatti: http://www.gvocsa.org

CSA2Il Just Food Network ha avviato il programma Csa di New York City nel 1996, e dal 1999 ha collaborato con le Csa per sviluppare, diffondere e migliorare i piani di pagamento per i membri a basso reddito. Attualmente (2013), 42 Csa appartenenti alla rete offrono piani alternativi di pagamento per cittadini svantaggiati. Di seguito, i modelli che hanno attuato:

Buoni pasto[2].

Hanno collaborato con il NYS Food and Nutrition Service perciò i Buoni Pasto sono ormai accettati dai progetti di Csa. Forniscono ai partecipanti delle Csa un programma di formazione, mediante un approccio graduale, passo per passo. In alcuni casi, il gruppo cittadino accetta buoni pasto, in altri è l’agricoltore a farlo.

Condividi una quota (share-a-share). I membri con reddito superiore pagano volontariamente un importo superiore al prezzo normale. I fondi supplementari raccolti aiutano a finanziare i membri a basso reddito, presso lo stesso centro di distribuzione.

Sistema a costi variabili. Le quote sono disponibili a 2 o 3 diversi prezzi, stabiliti in base al livello di reddito del membro. L’ammontare fornito al sito di distribuzione deve raggiungere l’importo che l’agricoltore richiede per il numero di quote previste.

Rateizzazioni. In alcuni casi, l’agricoltore accetta pagamenti a rate da parte dei membri della CSA.

Prestito rotativo (Revolving Loan). In questo modello, la Csa raccoglie un fondo che può essere pagato all’agricoltore in anticipo; i singoli membri rimborsano la Csa pagando quote bisettimanali. A volte, questo modello si realizza in collaborazione con le Cbo (Comunità Organizzate di Quartiere), che possono contribuire con fondi propri.

Sovvenzioni e sussidi. Le sovvenzioni possono aiutare a finanziare attività della Csa. Per due anni, la New York Community Trust ( NYCT ) ha fornito un supporto alla Just Food per sovvenzioni con pagamento diretto. La Just Food ha così potuto concedere prestiti per la riqualificazione di siti di Csa.

CSA sorelle. Due luoghi vicini nello stesso quartiere – uno a reddito medio-alto e uno a basso reddito – e che vengono riforniti dallo stesso agricoltore, pagano quote diverse. I cittadini della località più agiata sanno che stanno pagando un prezzo più alto per i prodotti, e lo fanno volentieri, affinché i loro vicini possano usufruire della Csa.

Ulteriori informazioni e contatti sul sito della Just Food: http://www.justfood.org

Esempio dal Regno Unito

FlintShare è un’impresa condotta come comunità sociale che da quattro anni aspira a produrre cibo fresco, locale e sostenibile per i suoi membri.  FlintShare è un ‘ombrello’ per due modi differenti di ottenere verdure – il Conto Verdure dell’orto comunitario (il Community Garden – CG – Veg Account) e la Condivisione di Verdure dell’agricoltura supportata dalla comunità (Community Supported Agriculture – Csa – VegShare). I membri possono essere parte di uno, di entrambi o di nessuno dei progetti. Attualmente si svolgono in tre siti nel Flintshire: a Cilcain, Northop e Hawarden nel nord del Galles.

Nikki Giles spiega come funzionano:

“Abbiamo due sistemi per ottenere le verdure e i nostri membri ne possono usare uno, entrambi (o nessuno!):

1. I membri che hanno a disposizione molto tempo ma meno liquidità, usano il nostro Conto Verdure – CG.

I ‘prezzi’ delle verdure sono inferiori a quelli di vendita al dettaglio.

I membri possono aprire un Veg Account con 25 sterline.

Quindi lavorano negli orti e registrano le loro ore. Le ore lavorate incrementano il credito del loro Conto Verdure (a un’ora corrispondono 550 grammi di patate).

I membri registrano anche le verdure che ritirano, questo riduce il loro Conto Verdure.

Il Conto Verdure può essere ricaricato con le ore, o con il denaro o entrambi.

I membri trovano questo sistema molto flessibile. Quando trovano lavoro possono usare il denaro, e quando sono senza lavoro possono usare le ore di lavoro nell’orto per pagare le verdure. Tutto questo si basa sui volontari che pianificano e dirigono il lavoro.

2. I membri che hanno poco tempo ma più liquidità fanno parte della nostra nuova CSA.

Questi sono i nostri pionieri e pagano mensilmente, prima che le verdure siano pronte, per sostenere i produttori che producono il cibo. Abbiamo iniziato con 20 quote e questi membri avranno un ventesimo di tutto ciò che viene raccolto dai produttori nella consegna settimanale.

Loro contribuiscono inoltre con 4 ore al mese per aiutare i produttori. Abbiamo valutato con cautela a come includere in questo sistema quelli con i redditi più bassi; abbiamo deciso che questo doveva essere definito prima che potessimo introdurre opzioni per quote inferiori. In definitiva i produttori devono ricevere uno stipendio altrimenti il sistema fallirebbe. Le indicazioni iniziali erano che i nostri membri più facoltosi metteranno a disposizione un fondo per sostenere le quote dei membri meno abbienti.

Maggiori informazioni qui: http://www.flintshare.co.uk

Esempi dalla Germania

Solawi Marburg (Solawi = solidarischeLandwirtschaft = solidarietà basata sull’agricoltura o Csa). Gunter, uno dei fondatori di questa Csa, racconta come decidono quanto denaro i membri debbano pagare per il loro cibo: “Il principio basilare è “contribuire invece di scambiare”. Non scambiamo più principalmente denaro per le merci, in questo caso il cibo, ma produciamo ciò di cui abbiamo bisogno insieme. A questa produzione ogni membro contribuisce come può, ed ognuno ottiene il cibo di cui ha bisogno. Non si genera profitto, non c’è bisogno di credito da parte delle banche e nemmeno di crescita economica”.

Alcune teorie su questo tipo di economia sono disponibili in questa serie di articoli ed in questo libro gratuito. Ma Gunter spiega come loro hanno applicato questa idea in pratica, in altre parole – molto semplice:

“1a)Calcoliamo in anticipo quanto costerà produrre il cibo (nel nostro caso le verdure) per il numero di persone che approssimativamente ci aspettiamo partecipino. Questo è ottenuto utilizzando un business plan per la fattoria con cui cooperiamo. Questo calcolo e il relativo processo è fatto per ogni anno successivo. È la sola parte dura del progetto, ma se producete e vendete cibo in modo convenzionale dovete fare lo stesso lavoro. Dopo di che abbiamo un incontro, chiamato “Bieterunde” (= giro di offerta) con questa scaletta.

1b) Il Piano dei Costi, che è documentato in una tabella di calcolo parametrica, è presentato a tutti i membri. Se tutti sono d’accordo sulla correttezza dei costi stimati, il Piano dei Costi è approvato.

2. Chiunque voglia una quota di verdure nell’anno successivo lo dice, dicendo anche quante persone nel suo nucleo famigliare vogliano averne. Così otteniamo il numero di quote totali.

3. Questo numero è inserito nel Piano di Costo descritto al punto 1b). Da questo calcolo otteniamo il costo medio del raccolto pro quota. Questo è chiamato “Richtwert” = il valore guida: è l’ammontare in denaro che ognuno dovrebbe pagare se tutti pagassero esattamente la stessa cifra.

4. A questo punto si arriva al giro di offerta:

  1. a.     Ognuno scrive su un modulo stampato in che misura può o vuole contribuire ai costi. Questi moduli sono inserite in una scatola, come per una votazione. Nessuno, ad eccezione delle persone che curano i conti, conosce quanto ognuno vuole dare. Nessuno deve obiettare su quanto offrono gli altri.
  2. b.     C’è una pausa nell’incontro, con cibo o musica. Mentre gli altri si rilassano, quelli che tengono i conti fanno la somma delle offerte.
  3. Viene presentato il risultato, così ognuno conosce quanto del costo è già coperto. Se si riesce ad arrivare al 100% allora va tutto bene, altrimenti si riparte dal punto “a” ovvero con una nuova offerta.

Dall’esperienza di molte Csa, dopo 3 giri di offerta normalmente i costi sono tutti coperti. Nel nostro caso quest’anno il valore guida era 43,10 euro al mese. Dopo il primo giro di offerte eravamo a circa 40 euro di media. Dopo il secondo giro avevamo 43 euro di media coperti. Quindi abbiamo chiesto con il consenso di tutti di aggiungere 0,10 euro a ciascuna quota invece di fare un terzo giro.

5) Verso la fine dell’anno si calcolano i costi effettivi: se sono inferiori a quanto calcolato abbiamo un surplus che possiamo utilizzare l’anno seguente. Altrimenti se abbiamo dei costi più alti del previsto, abbiamo un ammanco che si va ad aggiungere ai costi dell’anno successivo. Questo calcolo inoltre ci permette di fare una stima più precisa per l’anno a venire.

Lo stesso metodo lo abbiamo anche usato per attirare capitali per acquistare beni di investimento, come nel nostro caso principalmente un magazzino refrigerato che costruiremo per avere le verdure tutto l’anno. Un contributo aggiuntivo dei membri consiste in due giorni di lavoro alla fattoria e in lavoro di volontariato per organizzare il progetto. Al contrario del contributo monetario mensile, non vi è alcun controllo se il contributo in lavoro sia dato da tutti. L’esperienza è che ci sono sempre abbastanza persone che vogliono partecipare.”

Per maggiori informazioni potete contattarli su solawi(at)solawi-marburg.de o visitare il sito:http://www.solawi-marburg.de

CSA3Csa Freudenthal, Witzenhusen.

In modo simile al precedente modello, questa Csa cerca di mettere in pratica una forte intuizione teorica. Situata nel centro della Germania, una comunità di cinque contadini sta producendo, per circa 65 sostenitori e per tutto l’anno, una fornitura completa di verdure. La produzione è organizzata in modo da far incontrare i bisogni e le possibilità della comunità. Jan Henrik Cropp è uno degli agricoltori e questa è la sua descrizione dell’iniziativa:

«La comunità di contadini valuta i bisogni di ogni “lavoratore”. Sia in termini economici (“lo stipendio”), che in termini di bisogni concreti (ad esempio un posto dove vivere). Questi bisogni devono essere soddisfatti per permettere ad ogni individuo di organizzarsi nel progetto in modo sostenibile. Questo accade indipendentemente dalla valutazione dell’ammontare di tempo che ogni contadino vuole dedicare al progetto (“le ore lavorative”). Se per entrambi gli aspetti ci sono sufficienti risorse per avviare la produzione, si calcola un budget sommando tutti i costi di produzione (inclusi gli “stipendi”), e gli investimenti per un anno di produzione.

Questo budget è presentato in assemblea generale ai sostenitori che vogliono rifornirsi dalla comunità di contadini. Ognuno di loro compila in forma anonima un contratto in cui è annotato il contributo volontario. Questo include il contributo che le persone possono offrire regolarmente in termini economici, di competenze (ad esempio lavorare la terra o servizi per i contadini), e di risorse (ad esempio terreno o macchinari). L’impegno per la consegna (sia di contributi che di verdure) dura un anno. Idealmente, dopo questa prima offerta, si incontrano i bisogni dei contadini e dei sostenitori. In caso contrario, si procede ad un altro giro di offerte. In questo processo, noi miriamo a soddisfare i bisogni con mezzi non-monetari quando possibile, ma monetari quando necessario.

In una seconda fase sono valutati i bisogni di verdure dei sostenitori, in modo da permettere la pianificazione e la produzione basata sui bisogni. Il contratto firmato include inoltre altri accordi sui criteri di decisione collettivi, i criteri per il fallimento del progetto, i rischi collettivi, le responsabilità e così via. Da sottolineare: ad eccezione dell’impegno al progetto attraverso la firma del contratto, non è richiesto nessun altro contributo per la consegna delle verdure.

Il raccolto durante l’anno è quindi condiviso in depositi, due volte alla settimana, in tutta la regione. La distribuzione è organizzata dai sostenitori. Non si divide in contenitori di uguale misura, ma in vasche di verdure dalle quali ogni sostenitore può prendere in base alle proprie necessità. Diversi strumenti nei depositi sono utilizzati per creare trasparenza sullo stock di quel giorno. Inoltre la comunità intera è incoraggiata a formare gruppi di lavoro per organizzare, oltre alla produzione di base, altre attività come la riflessione teorica, processare gli avanzi, immagazzinare il prodotto, tra le tante. Se i gruppi di lavoro hanno bisogno di una qualche forma di sostegno (denaro, competenze, risorse) per funzionare bene, questo può essere discusso in assemblea generale.

 Attraverso questo esperimento noi miriamo a trasformare certe relazioni sociali e principi capitalisti.

 La contribuzione volontaria invece dello scambio di valore e prodotti. Ognuno può ma nessuno deve contribuire finché i bisogni di tutti non sono soddisfatti. La produzione è organizzata in base ai bisogni concreti. I prodotti non hanno più un valore di scambio astratto, così dobbiamo trovare forme di apprezzamento oltre al denaro.

– Lavoro utile invece di lavoro astratto in competizione: la comunità dei contadini produce per un bisogno, non per raggiungere valore e profitto sul mercato. Questo cancella le inutili ‘norme’  per i prodotti agricoli (“il cetriolo dritto”). I bisogni dei produttori sono già soddisfatti in anticipo, il che significa che essi possono autodeterminare il processo e i metodi della produzione e autoorganizzarsi seguendo principi scelti da loro stessi. Questo ci permette di dimenticare il capitalismo internalizzato, che non deperisce con la scomparsa della pressione esterna.

– L’autonomia alimentare. Che le persone siano nutrite oltre le relazioni sociali del capitalismo è un potenziale politico in sé. Affinché ciò sia realizzato, la fornitura deve essere solida poiché suscita domande sull’impegno e la struttura interna del progetto.

– Potenziamento dei sostenitori. Il nostro progetto incoraggia il processo di de-alienazione dalla produzione agricola in vari modi. Può essere semplicemente perché le persone possono partecipare nelle decisioni fondamentali, essendo una manovalanza per le fattorie, o perché essi stessi diventano parte dell’impegno del processo produttivo attraverso dei gruppi di lavoro responsabili che assolvono a certi compiti (ad esempio la logistica, il lavoro teorico, il processo, ecc.).»

Maggiori informazioni in inglese qui: http://keimform.de/2012/a-post-capitalist-farming-experiment-potentials-problems-and-perspectives e questo è il loro sito: http://gemuesefreuden.wordpress.com. E per contattare Jan-Henrik, la sua email è: jhc(at)riseup.net

Esempio dall’Ungheria

GödölyeSzociálisSzövetkezet è una cooperativa alimentare a Gödöllő – nelle vicinanze di Budapest, in Ungheria. Gabor Nagy, il presidente della cooperativa, descrive la loro esperienza, o meglio i loro piani, su come includere le persone con salari bassi:

«In Ungheria, le tasse stanno crescendo rapidamente, poiché il debito pubblico è sempre in crescita. La produzione alimentare interna ungherese è in diminuzione, a causa della competizione economica contro le produzioni fortemente capitalistiche di cibo a basso costo che arrivano nel paese. La produzione biologica in particolare è in calo, e si concentra su 3 o 4 seminativi esportabili come mais, grano, girasole, colza e nient’altro.

La nostra cooperativa conduce un piccolo negozio di alimentari nel mercato degli agricoltori a Gödöllő, e un catering pubblico per le scuole Steineriane, gli asili e le case per le persone disabili. Serviamo circa 200 pasti al giorno. Lavoriamo in stretta cooperazione con qualcosa come 10-12 lavoratori locali, e agricoltori convenzionali di piccole fattorie a conduzione famigliare in un raggio di 50 km da Gödöllő. La nostra missione è organizzare contatti stretti e amichevoli tra i contadini, e la comunità urbana dei consumatori, specialmente la comunità dei genitori delle scuole Steineriane. Il nostro non è un classico schema a cassette. Per esperienza diretta, la normale Csa qui e adesso semplicemente non funziona. In passato era meglio, ma la volontà di pagare per il biologico locale è sempre più in calo nell’area di Gödöllő, anche tra le famiglie della classe media con i redditi più alti.

Abbiamo bisogno di un approccio innovativo a quest’argomento, perché i metodi già consolidati qui non sono praticabili. Stiamo progettando un piccolo impianto per la produzione di bio-pellets, all’interno di un progetto per l’impiego finanziato dall’Unione Europea. Le cooperative sociali hanno delle speciali esenzioni fiscali sui pagamenti dei salari, e noi vogliamo cogliere questi vantaggi.

Il nostro piano è di emettere dei vaucher per le riserve di pellets di bio-carburante della cooperativa, e di pagare i contadini con questi vaucher per i prodotti alimentari. Accetteremo i vaucher nel negozio e per i pasti. Tutti vogliono procurarsi i generi alimentari da noi, noi assumiamo lavoratori nell’impianto di bio-carburante o altre attività nella cooperativa, oppure uno può lavorare nelle fattorie ed essere pagato con i vaucher.

La legge ungherese permette, specialmente per i membri delle cooperative sociali, di avere reddito in natura dalle cooperative sociali senza perdere il diritto ai benefici sociali, e senza pagare stipendi. Speriamo che i nostri vaucher diventeranno una specie di moneta libera da tasse e interessi.

Questa è la nostra idea di coinvolgere le famiglie con i redditi inferiori in uno schema di Csa innovativo. Loro possono contribuire con il loro lavoro, e noi possiamo usare i vaucher convertibili in bio-carburante come strumento per conteggiare il loro lavoro.

Qui potete trovare una presentazione sul nostro negozio e sull’attività di catering:

http://prezi.com/ch00peyviakx/godolye-szovetkezet-tamop.

Qualsiasi suggerimento ai nostri progetti è il benvenuto”.

L’email di Gabor è: nagy.gaabor(at)invitel.hu

Questo è tutto per ora. Voglio ringraziare tutti gli attivisti che ci hanno raccontato le loro esperienze. Se volete condividere le vostre in questa pagina, potete contattarmi all’indirizzo email: a.medic42(at)gmail.com.

Voglio solo dire che, come tante persone qui sopra, anch’io credo all’importanza delle forme di Gas, Csa e altri modelli che operano una forte inclusione sociale, per tutte le persone e indipendentemente dalle loro disponibilità economiche, per due motivi. Il primo, per una ragione quantitativa, perché il movimento può crescere molto di più se fosse aperto a tutte le classi sociali. Il secondo, per una motivazione qualitativa, perché, come è stato detto, la Csa e i modelli simili sono l’esempio pratico di sovranità alimentare, e per me la vera sovranità non esiste se non è aperta a tutti i tipi di persone di un certo territorio al di là del loro reditto.

 


[1]Tutto il testo era scritto inizialmente in inglese e l’originale tra un po’ apparirà sul sito dell’Urgenci:http://urgenci.net

[2]Maggiori informazioni qui:http://en.wikipedia.org/wiki/Supplemental_Nutrition_Assistance_Program

fonte: http://comune-info.net

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